I nostri spazi urbani parlano di noi, della società e dei suoi valori, pratiche, modi d’uso, progetti. Attraverso le differenti modalità con cui le Amministrazioni – che devono essere guida ed esempio promuovendo così la responsabilità collettiva – e le persone rendono i luoghi, vi si muovono, svolgono le attività quotidiane, le stesse abbattono o innalzano muri sia fisici, materiali che simbolici.

Tante sono ancora le barriere architettoniche presenti nelle nostre città, per le quali è necessaria una maggiore attenzione e intenzione da parte delle Istituzioni ai fini di un abbattimento da attuarsi ‘subito’, e non domani, in emergenza, con immediatezza e non certo con i tempi lunghi della burocrazia, visto che si tratta della libertà e sicurezza di tutti i cittadini.
Non è da tacere però che alle barriere architettoniche già presenti nelle città si aggiungono quotidianamente decine e decine di ostacoli fisici costruiti dai noi cittadini, che nel nostro egoismo e nella nostra arroganza consideriamo le temporanee esigenze personali tali da giustificare qualsiasi inosservanza di norme della legge e del codice della strada e soprattutto di regole di educazione, buon senso e sacrosanta attenzione all’altro. Le vie e i marciapiedi di Firenze non sono il nostro garage ma sono un bene comune, di tutti e tutti hanno il diritto di goderne e usufruirne come hanno il dovere di prendersene cura.
Il problema è innanzitutto culturale perchè alla base delle barriere fisiche ci sono quelle mentali, ben più difficili da sradicare. Dovremmo iniziare tutti a considerare lo spazio dinanzi a uno scivolo alla stregua di un posto occupato e assolutamente non fruibile, convincendoci che il nostro comportamento personale nel rispettare qualsiasi regola è essenziale e determinante per assicurare a tutti gli stessi diritti, compreso quello di libera circolazione.
Una sosta selvaggia non ostacola solo chi è più vulnerabile, ma mina la sicurezza e la libertà di tutti i pedoni. Non si tratta di una visione ingenua e buonista, ma ‘strategica’, implicata con la vita della società e relativa ai diritti e alla solidarietà civile, senza i quali non c’è né benessere, né progresso. Cittadino è chi rispetta le persone e gli spazi. Quando nelle nostre città potremmo dirci tutti cittadini?
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Andrea Mucci
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