Pensare …, progettare e attuare in modo corretto!
Il 1° Marzo ho partecipato alla IV Conferenza Regionale sui Diritti delle Persone con Disabilità, che ha avuto luogo presso la struttura “Spazio Reale” a Campi Bisenzio.
Ho seguito in particolare la sessione tematica riguardante le “città inclusive” e progetti per “Autism Friendly”, accessibilità urbana e facilitazioni per soggetti con autismo.
Fra gli interventi, particolarmente interessante, quello di un Architetto aretino, Luca Marzi, sul tema dell’accessibilità che ha ricordato come “l’apporto dei portatori di interesse (handicap)” sia “fondamentale”, nell’individuazione e definizione degli interventi necessari per ottenere la piena vivibilità dei nostri spazi. Si è anche sottolineata l’importanza di mantenere aggiornati nel tempo da parte dei comuni i P.E.B.A., Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche.
“Il concetto di accessibilità è multidisciplinare” – ha ricordato l’architetto: se ne parla nel campo dei trasporti, dell’economia e dei servizi e investe ogni ambito della vita privata e sociale.
Nella città di Arezzo si è lavorato tanto sul Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (2017) e questo può essere un esempio e un incoraggiamento per altre città toscane e italiane.
L’accessibilità – ha spiegato l’architetto “è la capacità di un ambiente di garantire ad ogni persona una vita indipendente, a prescindere necessariamente dalle personali condizioni fisiche”.
Nel caso degli spazi urbani si deve garantire la fruizione a TUTTI i cittadini di luoghi e servizi: l’accessibilità è quindi – potremmo dire – una sorta di cartina di tornasole per valutare il livello di integrazione sociale che Stato e Società possono garantire alle persone che usufruiscono del territorio e dei suoi servizi.
Si è ribadito infine – anche grazie ad alcune domande – la mancanza ad oggi una cultura dell’accessibilità in fase di progettazione.
A Pisa è stato creato un gruppo di lavoro per dar vita ad un P.E.B.A., formato da persone con diverse abilità proprio per sopperire a detta carenza.
Ho seguito con molto interesse tutti gli interventi di questa sessione, tra cui – e cito il più “gustoso” – un progetto milanese chiamato “PizzAut” che si prefigge di avviare un laboratorio di inclusione sociale al lavoro attraverso la realizzazione di un locale gestito da ragazzi con autismo, affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione.
Successivamente, ho potuto ascoltare un’illuminante riflessione circa lo stato di attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, a dieci anni dalla ratifica in Italia (2009), a cura del Prof. Giampiero Griffo – da pochi giorni nominato dal governo alla guida dell’Osservatorio Nazionale sulla Convenzione delle Persone con Disabilità.
Il Prof. Griffo ha sottolineato che la disabilità è l’interazione fra le caratteristiche di ognuno e l’ambiente circostante. Non esiste una persona “normale” ma, ognuno, a suo modo ha un “funzionamento” all’interno dell’ambiente in cui si trova a vivere. In Italia ad oggi non vi sono ancora politiche adatte a far partecipare attivamente le persone con disabilità, in quanto le relative leggi vengono disattese.
Personalmente ritengo quanto segue:
- Nel nostro Paese si deve creare la giusta sensibilizzazione affinchè in fase di progettazione di strutture, spazi, fabbricati e strade di collegamento, la stessa sia fatta pensando “alla fruibilità di TUTTI”; quindi, riprendendo pareri di esperti del settore, non si tratta tanto di imparare a progettare tenendo conto della disabilità o “adeguare” il progetto alle norme esistenti in materia di A.B.A., ma di pensare fin dall’inizio all’attività di progettazione per un’utenza ampliata, fruibile quindi da tutti coloro che, disabili o no, abbiano nel corso della loro vita difficoltà motorie. Quindi, progettare in futuro tenendo conto che trattasi di attività che incide pesantemente sulla vita delle persone per garantire il diritto all’autonomia delle stesse.
- Le Istituzioni, quando chiamate ad operare in fase di adeguamenti A.B.A. nelle nostre città, devono tener conto dell’integrazione del singolo intervento di abbattimento con le vicine infrastrutture. Questo presuppone dunque una necessaria accurata fase di rilevazione di tutte le barriere esistenti nelle nostre città che si traduca in un P.E.B.A., poi da gestire aggiornato nel tempo, a cura delle Amministrazioni con i mezzi e i contributi oggi disponibili.
- I cittadini tutti, soprattutto quelli parte in causa e quindi più direttamente interessati alla corretta progettazione di cui sopra, ma anche e soprattutto i tecnici chiamati alla progettazione degli spazi (Ingegneri, Architetti, Geometri, ecc.) devono sensibilizzarsi e collaborare correttamente in modo costruttivo SEGNALANDO le problematiche esistenti in modo preciso e circostanziato.
E’ evidente come l’annuale appuntamento con la Conferenza Regionale sui Diritti delle Persone con Disabilità rappresenti un’occasione fondamentali quale utile confronto fra cittadini e Istituzioni per acquisire il giusto atteggiamento e relativo modo di operare per garantire il diritto all’accessibilità nelle nostre città sancito dalla Costituzione.
Le buone intenzioni e propositi devono però lasciare il posto ad un’organizzazione delle nostre Amministrazioni che ne permettano l’attuazione.
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Andrea Mucci